Skip to content

Gomito del tennista

SINTOMI, CURE E RIMEDI PER L’EPICONDILITE

Lo chiamiamo gomito “del tennista”, ma in realtà è un problema che può portare al pronto soccorso anche chi non ha mai tenuto in mano una racchetta.

Sono molte, infatti, le attività che richiedono l’uso delle braccia e che possono danneggiare il tendine coinvolto in questa patologia, con cui possono trovarsi alle prese imbianchini, idraulici, muratori, ma anche cuochi, macellai e chi lavora in ufficio passando molto tempo al computer.

In genere questa tendinopatia colpisce a un’età compresa tra i 30 e i 54 anni. Non c’è quindi da sorprendersi se ne lamentino più persone dai 30 ai 50 anni che bambini. Ecco qual è il problema alla sua base, come si sviluppa e come è possibile combatterlo.

Cos'è il gomito del tennista

Cos'è il gomito del tennista

Il nome tecnico del gomito del tennista è epicondilite laterale. Le strutture colpite sono muscoli e tendini, in particolare il tendine, che collega l’osso esterno dell’articolazione del gomito all’estensore radiale breve del carpo (uno dei muscoli del braccio); anziché tendinite viene però chiamata “epicondilite”, perché “epicondilo” è il termine con cui viene indicata ciascuna delle protuberanze ossee con cui termina l’omero (l’osso che si trova nella porzione superiore del braccio).

primi stadi del disturbo sono caratterizzati dalla presenza di un’infiammazione dei tendini; la situazione progredisce poi gradualmente con l’aggravamento del gomito del tennista. Sintomi tipici con cui si manifesta sono dolore intenso e debolezza agli arti superiori, a livello della mano. Il dolore localizzato può presentarsi con fitte intermittenti o essere un dolore persistente, forte e tagliente.

Il fastidio colpisce la parte laterale del gomito e si estende lungo l’avambraccio, arrivando a coinvolgere anche il dorso della mano – soprattutto quando si cerca di effettuare movimenti di torsione o di afferrare qualcosa.

La localizzazione tipica dei sintomi del gomito del tennista permette di distinguerlo dal “gomito del golfista”, così chiamato perché ne soffre particolarmente chi gioca a golf. Anche in questo secondo caso si tratta di una patologia tendinea, ma ad essere coinvolta non è la parte esterna del gomito. Infatti, il dolore del gomito e il coinvolgimento di polso e mano riguardano la parte interna dell’avambraccio, dal lato del dito mignolo; inoltre il gomito del golfista è caratterizzato da dolore quando si flette il polso con il palmo rivolto verso il basso e quando si agita la mano, e da intorpidimenti e pizzicore dal gomito fino all’anulare e al mignolo.

Perché e come viene il gomito del tennista: cause

Perché e come viene il gomito del tennista

In origine si pensava che il gomito del tennista fosse associato alla lacerazione dell’estensore comune (uno dei muscoli epicondiloidei – così chiamati perché originano dall’epicondilo – localizzato nella parte laterale dell’avambraccio) che permette di estendere e allargare le dita della mano (escluso il pollice).

Solo in seguito è stato svelato il coinvolgimento di un altro dei muscoli dell’avambraccio, l’estensore radiale breve del carpo, che a causa di movimenti ripetitivi del polso e dell’avambraccio accumula micro-traumi e lesioni di dimensioni maggiori.

Il sovraccarico dovuto a questi movimenti ripetuti fa sì che diversi tennisti sviluppino un’epicondilite laterale. Sembrerebbe addirittura che un particolare colpo dato alla palla, il rovescio, sia il principale responsabile del problema, soprattutto fra gli sportivi più giovani (e quindi probabilmente più inesperti); la comparsa del gomito del tennista sarebbe quindi dovuta a tecniche di gioco non perfette.

I giocatori più spesso colpiti sono uomini, ma nella popolazione generale ne soffrono in egual misura uomini e donne. Infatti, come accennato l’epicondilite laterale non è un problema che colpisce esclusivamente chi gioca a tennis o a squash: anche chi pratica altri sport (come la scherma) e alcune categorie di lavoratori (impegnati nel sollevamento di pesi o che trascorrono molto tempo a digitare su una tastiera) sono esposti al rischio di ritrovarsi alle prese con dolori che partono dal gomito e finiscono per compromettere la forza della mano.

In ogni caso, è sempre la ripetitività dell’attività svolta, insieme a fattori come una postura non corretta, a determinare la comparsa del disturbo. Infatti, durante i movimenti di estensione e di flessione il tendine va a schiacciarsi contro l’omero e i continui micro-traumi che si creano portano, infine, all’epicondilite. Evitare una tensione o degli sforzi eccessivi può essere una buona norma di prevenzione, o comunque può evitare la degenerazione di una situazione già precaria.

Lo stato di salute del gomito può essere analizzato con una radiografia, che può evidenziare la presenza di calcificazioni nei tessuti a livello dell’inserzione del muscolo estensore radiale breve del carpo. Una risonanza magnetica può aiutare a confermare la diagnosi.

Come curare il gomito del tennista

Come curare il gomito del tennista

La cura del gomito del tennista non richiede sempre un trattamento chirurgico, anzi, la maggior parte dei pazienti risolve il problema al di fuori della sala operatoria.

Le armi che si possono utilizzare includono il riposo, farmaci antinfiammatori non steroidei (i Fans), tutori e fisioterapia. Inoltre, anche altri approcci non chirurgici possono risultare utili; fra quelli utilizzati sono inclusi:

  • le infiltrazioni di corticosteroidi (farmaci dalle proprietà antinfiammatorie che aiuterebbero a contrastare l’infiammazione dell’avambraccio) o di acido ialuronico (una sostanza che aiuta i tessuti a mantenersi idratati, turgidi e plastici);
  • l’agopuntura, basata sull’inserimento di sottili aghi in punti specifici del corpo;
  • la tecarterapia, una tecnica riabilitativa cui viene attribuita la capacità di attivare i processi riparativi e antinfiammatori naturali dell’organismo stimolando la vasodilatazione con una corrente elettrica;
  • la terapia a onde d’urto, che prevede l’uso di un apparecchio che genera onde elettromagnetiche ad alta energia che espandendosi nel tessuto sottostante la pelle promuoverebbe processi di riparazione e di rigenerazione sia nei tendini sia nelle ossa;
  • la ionoforesi, che prevede la somministrazione di farmaci attraverso l’epidermide sfruttando una corrente elettrica;
  • la crioterapia, che si basa sull’uso del ghiaccio per abbassare la temperatura corporea e che ha fra i suoi effetti principali l’innalzamento della soglia del dolore (e di conseguenza la riduzione del dolore percepito).

In alcuni casi potrebbe però essere necessario un trattamento chirurgico. Ciò che conta è procedere con un intervento solo quando, nonostante i trattamenti, i sintomi del gomito del tennista non scompaiono, l’epicondilite persiste diventando invalidante e il problema sembra andare verso la cronicizzazione; in genere il tempo massimo di riposo e terapia concesso, prima di procedere con un intervento chirurgico, è di 6 mesi.

L’intervento può essere a cielo aperto, oppure si può ricorrere all’artroscopia. Nel primo caso si sceglie la chirurgia tradizionale, che prevede l’esecuzione di tagli di incisioni di dimensioni significative e permette di riprendere a praticare sport con tempi di recupero di 6-8 settimane. Le tecniche artroscopiche prevedono invece solo piccole incisioni, attraverso cui vengono inseriti gli strumenti operatori, incluso un artroscopio che permette di visualizzare le articolazioni.

Sia la chirurgia tradizionale sia l’artroscopia permettono di trattare il gomito del tennista con buoni risultati. In entrambi i casi è prevista l’asportazione della parte di tessuto interessata dal problema. Come per altre patologie, dopo l’intervento è necessario un periodo di riabilitazione, al termine del quale molti pazienti possono tornare anche a praticare sport.

PATOLOGIE CORRELATE

Dolori alle ossa in menopausa
Artrosi della spalla
Artrosi all’anca
Borsite alla spalla come dormire meglio
Borsite trocanterica
Borsite
Artrosi del ginocchio o gonartrosi
Borsite al ginocchio
Borsite alla spalla
Artrite
Artrosi
Cervicalgia

SCOPRI LA GAMMA FLECTOR®

FLECTOR UNIDIE®

FLECTOR®

FLECTORARTRO® 1% GEL

FLECTORGO®