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Trauma alla spalla per caduta

COSA FARE E COSA EVITARE

Un’entrata azzardata su un compagno di gioco, a calcio o a rugby; l’inciampo in un ostacolo imprevisto mentre si cammina, si corre o si sale le scale; una scivolata su un pavimento bagnato o un suolo sdrucciolevole; un colpo diretto durante uno scontro violento o un incidente stradale. Le circostanze e le dinamiche che possono comportare traumi alla spalla, oltre che al braccio e alla parte superiore della schiena, sono innumerevoli, molto diverse tra loro e, per loro natura, difficilmente prevenibili.

Come comportarsi quando si verificano? Quali disturbi possono interessare la spalla dopo una caduta? Come fare per riconoscere il tipo e la gravità della lesione presente? E quali rimedi possono aiutare a limitare i danni, attenuare il dolore e gli altri sintomi nei vari casi? Ecco alcune indicazioni utili per affrontare i principali traumi da caduta a carico di una delle articolazioni più usate del corpo (insieme a quelle di ginocchio, caviglia e anca).

I principali traumi alla spalla da caduta

Benché la pratica di alcuni sport, a livello amatoriale o agonistico, sia la principale causa di traumi alla spalla, a rischiare una lesione più o meno severa a questa articolazione come conseguenza di una caduta o uno scontro non sono soltanto gli atleti. I principali danni alla spalla cui si può andare incontro nella vita quotidiana o durante l’attività fisica sono soprattutto contusioni e distorsioni, ma anche lussazioni e fratture non sono rare.

Trauma alla spalla per caduta: contusione e distorsione

In generale, si parla di contusione quando una parte del corpo va a sbattere o viene colpita violentemente da un oggetto, risultandone relativamente compromessa, ma senza subire danni strutturali significativi. Segni e sintomi tipici di una contusione sono il dolore, il gonfiore e l’ematoma (dovuto alla rottura più o meno estesa dei vasi sanguigni presenti nella cute e nei tessuti sottocutanei).

Queste manifestazioni possono avere un’intensità variabile in funzione delle caratteristiche del trauma, ma in caso di contusione semplice non sono mai accompagnate da fratture ossee né da lesioni a carico dei tessuti molli dell’articolazione (tendini, legamenti, borse e capsule articolari ecc.) o dei muscoli. Di conseguenza, anche se può causare un dolore significativo per alcuni giorni, la contusione è sicuramente il trauma meno grave che può riguardare la spalla.

Se durante la caduta si appoggiano la mano o il gomito, nel tentativo di limitare la forza dell’impatto con il terreno, il braccio può ruotare in modo rapido e abnorme, trasmettendo una violenta sollecitazione alla spalla che, con ogni probabilità, andrà incontro a distorsione. In questo caso, comparirà una fitta intensa al centro dell’articolazione, il dolore e il gonfiore saranno più gravi di quelli associati a una semplice contusione e saranno accentuati dal movimento del braccio. In caso di distorsione lieve-moderata, spesso, non è presente un ematoma, dal momento che la spalla non ha ricevuto un colpo diretto, ma ha subito un trauma indiretto.

La distorsione, di norma, si traduce in un’infiammazione acuta del complesso sistema dei legamenti e dei tendini (tendinite) che compongono la cuffia dei rotatori, struttura responsabile della stabilità statica e della capacità di movimento dell’articolazione della spalla. Nei casi più gravi, tendini e legamenti possono rompersi, mentre nelle persone caratterizzate da maggiore lassità legamentosa, un trauma distorsivo può determinare la lussazione della spalla.

 

Trauma alla spalla per caduta: lussazione

Si parla di lussazione della spalla quando la testa dell’omero fuoriesce dalla sua sede, la cavità glenoidea della scapola, alterando profondamente il suo rapporto con le diverse parti dell’articolazione, con conseguente impossibilità di movimento e improvvisa insorgenza di dolore molto intenso.

La lussazione può essere anteriore o, più raramente, posteriore: quando si verifica, alla palpazione, è possibile “sentire” la testa dell’omero spostata verso l’ascella, nel primo caso, oppure posteriormente verso il lato della scapola, nel secondo. Dal momento che la dislocazione della testa dell’omero dalla sua sede fisiologica può comportare la lesione di alcuni vasi sanguigni e/o nervi che “attraversano” l’articolazione scapolo-omerale, per evitare danni aggiuntivi, dopo il trauma, è essenziale muovere il meno possibile la spalla e il braccio interessati e rivolgersi subito al medico o al Pronto soccorso.

Oltre alle cadute accidentali, anche gli incidenti automobilistici o motociclistici sono una frequente causa di lussazione della spalla, mentre le lussazioni che si verificano durante la normale attività fisica sono generalmente legate a una predisposizione individuale, dovuta alla presenza di legamenti e tendini della cuffia dei rotatori lassi e poco resistenti.

 

Trauma alla spalla per caduta: frattura

Le fratture che possono interessare più frequentemente la spalla come conseguenza di una caduta o di un colpo diretto di notevole intensità sono quelle a carico della clavicola e della zona superiore dell’omero, in quanto si tratta di ossa lunghe di medio diametro abbastanza “esposte” agli urti.

Una brutta caduta in bicicletta, durante una sciata o una partita di pallavolo può essere sufficiente a causare una frattura a queste strutture ossee, associata o meno a lesioni dei tessuti molli.

La frattura della scapola, invece, è più rara e generalmente si verifica soltanto in seguito a colpi di notevole intensità, che causano danni anche ad altre strutture presenti nella parte superiore della schiena, come cadute da altezze considerevoli o incidenti motociclistici. Ciò dipende dal fatto che la scapola si trova in una posizione “protetta” dalla gabbia toracica e da vari gruppi muscolari parzialmente sovrapposti tra loro.

 

Quando rivolgersi al medico: i segnali d’allarme

La spalla è un’articolazione complessa e molto delicata. In caso di un trauma non banale, deve essere sempre sottoposta alla valutazione medica per ottenere indicazioni di cura appropriate ed evitare di commettere errori di gestione che potrebbero esporre al rischio di complicanze acute, di prolungare i tempi di guarigione e di compromettere il recupero completo della funzione articolare.

I segni e sintomi che devono indurre a contattare il medico o a rivolgersi direttamente al Pronto soccorso comprendono:

  • dolore molto intenso
  • rapida comparsa di gonfiore significativo, specie se accompagnato da ematoma
  • mobilità dell’articolazione della spalla e del braccio molto compromessa
  • presenza di anomalie ossee alla palpazione (indicative di possibile lussazione o frattura)
  • ferite sanguinanti e lesioni evidenti a carico delle ossa e/o dei tessuti

Per emettere una diagnosi precisa del tipo di lesione presente, oltre alla visita, il medico di norma richiede alcuni esami strumentali. In genere, anche soltanto a scopo cautelativo, per visualizzare le parti ossee e verificare la possibile presenza di fratture, viene innanzitutto effettuata una radiografia della spalla.

L’ecografia o la risonanza magnetica nucleare (RMN) della spalla, invece, possono essere richieste dopo 1-2 settimane, per esaminare anche i tessuti molli (tendini, legamenti, muscoli) non apprezzabili con la radiografia. Queste indagini non possono essere eseguite subito dopo il trauma poiché l’infiammazione e l’edema (gonfiore) presenti nell’immediata fase acuta non permetterebbero una visualizzazione ben definita delle strutture articolari di interesse, rendendo inutile l’esame.

In particolare, la risonanza magnetica diventa necessaria quando si ipotizza di dover ricorrere alla chirurgia per riparare la lesione articolare e poter pianificare l’intervento in modo ottimale, specie se si prevede di eseguirlo in artroscopia.

 

Come trattare contusione e distorsione della spalla

Il trattamento della spalla contusa e/o andata incontro a distorsione di modesta gravità, priva di danni significativi a ossa, tendini o legamenti, è di tipo conservativo e si basa essenzialmente sul riposo dell’articolazione (per un periodo variabile in funzione dell’intensità dei sintomi, ma generalmente limitato a pochi giorni) e sull’applicazione di ghiaccio (per periodi di 15-20 minuti, più volte al giorno in relazione alle necessità).

Se il dolore è intenso, il medico può consigliare l’impiego di farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS), per esempio a base di diclofenac o piroxicam, o antidolorifici per alcuni giorni.

Non appena il dolore si riduce, è bene ricominciare a utilizzare normalmente la spalla e, eventualmente, a fare esercizi mirati su indicazione di un fisioterapista, per supportare una migliore guarigione. Nelle distorsioni di gravità maggiore, per la prima fase di riabilitazione può essere indicato l’uso di un tutore per preservare la spalla da movimenti che potrebbero sollecitare in modo inadeguato tendini e legamenti in fase di recupero.

 

Trauma alla spalla per caduta: come trattare lussazione della spalla

In caso di lussazione della spalla il primo indispensabile intervento è la sua “riduzione” da parte del medico, ossia la ricollocazione della testa dell’omero nella sua posizione naturale.

Questa operazione va compiuta al più presto dopo il trauma e deve essere seguita da alcuni giorni di riposo assoluto dell’articolazione, anche con applicazione di un bendaggio o tutore consigliato dall’ortopedico. L’immobilizzazione temporanea ha il duplice scopo di evitare l’accentuazione del dolore e dell’infiammazione e di tutelare il paziente da danni ulteriori a carico dei tessuti articolari già fortemente compromessi.

Contro dolore, infiammazione e gonfiore il medico può consigliare rimedi fisici (in particolare, l’applicazione periodica di ghiaccio ripetuta più volte al giorno) e/o farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS), locali o sistemici.

Altri farmaci che possono essere prescritti dal medico comprendono antidolorifici oppiacei o non oppiacei (se la gravità del dolore è notevole) e miorilassanti (se è presente una forte contrattura muscolare reattiva).

L’approccio chirurgico non viene quasi mai preso in considerazione in occasione del primo episodio, mentre può diventare necessario dopo più lussazioni successive dell’articolazione scapolo-omerale, indicative di un deficit delle strutture tendinee e/o legamentose della cuffia dei rotatori, non più in grado di dare la stabilità e la corretta mobilità della spalla nella vita quotidiana.

L’intervento può essere eseguito in artroscopia, se i danni si limitano ai tessuti molli (capsula e legamenti) oppure a “cielo aperto” se sono presenti anche alterazioni ossee, a livello omerale o scapolare. In entrambi i casi, la riparazione chirurgica deve essere seguita da un lungo periodo di riabilitazione con fisioterapia, comprendente una prima fase di mobilizzazione graduale dell’articolazione e una seconda fase di rinforzo della muscolatura, attraverso un programma di esercizi personalizzati.

Sia dopo il trattamento conservativo sia dopo l’intervento chirurgico, la ripresa del movimento della spalla deve essere il più possibile precoce per evitare che si instauri la cosiddetta “sindrome della spalla congelata” (in termini tecnici, “capsulite adesiva della spalla”): una patologia infiammatoria molto dolorosa che può insorgere dopo immobilizzazioni forzate prolungate e che può determinare lo sviluppo di rigidità cronica dell’articolazione, rendendola pressoché inutilizzabile.

 

Trauma alla spalla per caduta: come trattare la frattura della spalla

Il trattamento della frattura della spalla dipende dallo specifico osso interessato dalla lesione. Nel caso della frattura della clavicola, spesso, il medico decide di non procedere all’intervento chirurgico, a meno che le due parti ossee non si siano completamente separate e/o abbiano prodotto una ferita nei tessuti molli della spalla. Generalmente, per favorire la guarigione è sufficiente l’uso di una fascia di supporto del braccio o di un tutore per alcune settimane.

Quando viene ritenuta necessaria, la chirurgia dopo frattura della clavicola consiste essenzialmente nel ricongiungere le parti ossee e nel fissarle nella posizione corretta con una piastra o un perno (che possono, poi, essere eventualmente rimossi dopo la guarigione della frattura).

Anche nel caso di fratture dell’omero si procede in modo analogo (con uso di un tutore per alcune settimane nella maggioranza dei pazienti), ma nei casi più compromessi può essere necessario ricorrere alla chirurgia e, talvolta, applicare una protesi articolare.

Per la più rara frattura della scapola il medico prevede quasi sempre un trattamento conservativo, basato sull’immobilizzazione della spalla, per un periodo di tempo che sarà valutato in funzione del danno presente e dell’età del paziente. L’intervento chirurgico è ritenuto necessario in pochi casi, soprattutto quando, oltre alla frattura della scapola, sono presenti anche altre lesioni ossee o ai tessuti molli.

In tutti i casi di frattura della spalla, dopo il trauma o nel periodo post-operatorio, per attenuare dolore, infiammazione e gonfiore restano valide la terapia fisica con applicazioni ripetute di ghiaccio o sacchetti refrigerati e l’impiego di farmaci antinfiammatori topici o per bocca (questi ultimi soprattutto dopo un intervento chirurgico), secondo la posologia e le tempistiche indicate dal medico.

Anche in presenza di una frattura, in caso sia di trattamento conservativo sia di intervento chirurgico, dopo la prima fase di immobilizzazione bisogna avviare precocemente un programma di riabilitazione. Gli esercizi di fisioterapia saranno inizialmente indirizzati alla mobilizzazione dell’articolazione in scarico e, successivamente, al rinforzo dei muscoli che la sostengono e richiederanno un impegno di diverse settimane/mesi. Soltanto in questo modo, con costanza e pazienza, si potranno ottenere risultati funzionali ottimali e il pieno recupero dell’uso della spalla.

 

Trauma alla spalla per caduta: le complicanze a lungo termine

Un trauma alla spalla di una certa importanza, anche se ben trattato, può destabilizzare in una certa misura l’articolazione in modo permanente, impedendole di comportarsi in modo ottimale sul piano funzionale.

Ciò aumenta il rischio di andare incontro a ulteriori disturbi articolari acuti (come, per esempio, una nuova lussazione dopo la prima oppure una tendinite/tendinosi della cuffia dei rotatori, una borsite ecc.) e di sviluppare patologie croniche (come l’artrosi) più precocemente di quanto avverrebbe fisiologicamente con l’avanzare dell’età, soprattutto se si fa un uso intenso della spalla durante l’attività professionale o lo sport.

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