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Lussazione della spalla

QUALI ESERCIZI FARE

Lussarsi la spalla è un’evenienza tutt’altro che infrequente: circa la metà di tutte le principali lussazioni articolari riguardano, infatti, questa parte del corpo. Può succedere, per esempio, dopo aver sbattuto violentemente la spalla contro qualcosa o qualcuno, o compiendo un movimento molto brusco del braccio. Ecco, allora, che tra i soggetti più a rischio vi sono quanti praticano un’attività sportiva di contatto e atleti impegnati in sport a rischio cadute (come lo sci o la ginnastica); inoltre, tra le cause più comuni di lussazione alla spalla rientrano anche incidenti automobilistici e domestici.

Il trattamento di una lussazione dipende dalle caratteristiche e dalla gravità dell’infortunio, ma in ogni caso non può prescindere da un percorso riabilitativo, che aiuti a prevenire complicazioni e a ripristinare al meglio la capacità di movimento, la forza e anche la stabilità articolare.

Vediamo quindi insieme quali sono i fattori che possono aumentare il rischio di una lussazione, perché è importante il processo di riabilitazione e quali sono le tipologie di esercizi più spesso consigliati dallo specialista ortopedico e/o dal fisioterapista, ricordando però che è importante che ogni paziente svolga un percorso di fisioterapia personalizzato.

 

Le cause della lussazione e come si rimedia

Una lussazione è una lesione in cui si verifica lo spostamento dalla sede naturale del capo osseo di un’articolazione. Come anticipato, l’articolazione che più spesso va incontro a questo problema è proprio una di quelle presenti a livello della spalla che, lo ricordiamo, comprende più strutture articolari:

  • la sterno-clavicolare (tra sterno e clavicola);
  • la acromion-claveare, che collega scapola e clavicola;
  • la gleno-omerale (o scapolo-omerale), l’articolazione più a rischio di lussazione, in cui la testa dell’omero (una delle ossa del braccio) si articola con la fossa o cavità glenoidea della scapola.

La testa dell’omero è sferica e la fossa glenoidea in cui ruota è relativamente poco profonda, tanto che ospita meno di un terzo del capo osseo omerale; il suo mantenimento nella posizione naturale è in gran parte sostenuto dai tessuti molli circostanti, tra cui il complesso di muscoli e tendini noto come cuffia rotatori. Questa particolare anatomia consente alla spalla una vasta gamma di movimenti (tra cui abduzione, adduzione, rotazione esterna, rotazione interna, flessione, estensione), ma le conferisce anche una ridotta stabilità, facilitando la fuoriuscita completa (lussazione) o incompleta (sublussazione) della testa dell’omero in seguito, per esempio, a un trauma da caduta o a un infortunio sportivo.

Nella maggior parte dei casi si verifica una lussazione anteriore: la testa dell’omero, cioè, fuoriesce in avanti, verso il basso. In molti casi ciò può comportare anche lesioni alle strutture vicine, per esempio danni al nervo ascellare (quello che innerva il muscolo deltoide) o la cosiddetta lesione di Bankart, che interessa un’altra struttura dell’articolazione gleno-omerale, detta labbro glenoideo. La dislocazione provoca dolore intenso, che può essere associato a gonfiore e lividi, e rende praticamente impossibile muovere l’articolazione, che appare deformata. Si possono avvertire anche intorpidimento, debolezza o formicolio vicino alla lesione, per esempio a livello del collo o lungo il braccio.

Una sospetta lussazione va subito sottoposta all’attenzione del medico, senza cercare di riposizionare l’osso nella sua sede, ed eventualmente applicando un impacco di ghiaccio per tenere sotto controllo dolore e gonfiore. Sarà il medico, in genere dopo esami di accertamento per valutare eventuali lesioni associate, a procedere con la riduzione della dislocazione, cioè con manovre finalizzate al riposizionamento del capo articolare fuoriuscito nella sua corretta sede. In genere, poi, procederà con l’immobilizzazione della spalla con un bendaggio o un tutore specifici, da portare per un periodo di alcune settimane, in base anche alla natura e alla gravità della lussazione. Per le prime settimane, per alleviare il dolore e il disagio il medico può anche prescrivere una terapia con farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS), a base per esempio di diclofenac o piroxicam, e suggerire l’applicazione di un impacco di ghiaccio sulla spalla per 10-15 minuti alla volta.

In generale, i tempi di recupero dipendono dalle caratteristiche e dalla gravità della lussazione; nei casi più seri, per esempio in presenza di lesioni importanti associate e/o se si è instaurata una cronica instabilità dell’articolazione (che apre la strada a lussazioni ricorrenti), il trattamento conservativo potrebbe non essere sufficiente e il medico potrebbe quindi ritenere necessario il ricorso alla chirurgia. In caso di intervento le tempistiche di guarigione indubbiamente si allungano.

 

Lussazione della spalla: l’importanza della riabilitazione

Per consentire il pieno recupero e la guarigione la maggior parte dei pazienti con una lussazione alla spalla, una volta che l’articolazione è stata riportata nella sua posizione naturale (così come dopo un intervento chirurgico), viene indirizzata alla fisioterapia, per un percorso di riabilitazione graduale, che può inizialmente prevedere una mobilizzazione passiva dell’articolazione da parte del fisioterapista e successivamente lo svolgimento attivo da parte del paziente di esercizi mirati, sempre sotto la guida del fisioterapista.

Nei primissimi giorni la riabilitazione ha l’obiettivo di alleviare il disagio alla spalla. Se è importante tenere a riposo la spalla, evitando quelle posizioni che potrebbero causare recidive della lussazione, è altrettanto importante alleviare il dolore e ridurre la rigidità dell’articolazione con movimenti delicati e mirati. L’obiettivo è prevenire una possibile complicazione, la cosiddetta spalla congelata, o capsulite adesiva, condizione in cui la capsula articolare si ispessisce e irrigidisce, rendendo quasi impossibile muovere la spalla.

Successivamente e gradualmente, la riabilitazione punta ad aumentare il raggio di movimento, a stabilizzare la scapola e a ristabilire l’equilibrio muscolare della spalla, attraverso il rinforzo della muscolatura. L’allenamento poi continua allo scopo di migliorare il controllo dell’articolazione, per arrivare al pieno recupero della funzionalità articolare.

La durata e le caratteristiche del percorso riabilitativo dipendono dalla natura e dalla gravità della lesione e anche dall’età e dallo stile di vita del paziente. Se è normale avvertire un certo grado di disagio facendo gli esercizi, il dolore non deve essere intenso e duraturo, nel caso potrebbe significare che occorre modificare l’esecuzione dell’esercizio o cambiare l’esercizio stesso, per cui è sempre meglio parlarne con il fisioterapista.

In generale, bisogna attenersi a quanto indicato dallo specialista per ottenere i benefici sperati e per ridurre la probabilità di andare incontro, in futuro, a nuove lussazioni.

 

Esercizi per alleviare rigidità e dolore

Nelle primissime settimane che seguono la riduzione della lussazione e l’immobilizzazione della spalla, bisogna evitare posizioni che potrebbero causare una nuova dislocazione: per esempio, va evitata ogni attività che richieda di alzare le braccia oltre l’altezza delle spalle.

È bene, però, cercare di mantenere una postura eretta, con petto in fuori e spalle indietro, per prevenire problemi futuri di equilibrio muscolare della spalla. Poiché il tutore che immobilizza la spalla non incoraggia una buona postura, in genere viene consigliata l’esecuzione quotidiana, anche 3-4 volte al giorno, di piccoli esercizi di stretching per collo, gomito e polso. Se necessario si può anche rimuovere temporaneamente l’imbracatura per eseguirli: ovviamente bisogna seguire, anche in tal senso, il parere del medico o del fisioterapista.

Ecco alcuni esercizi esemplificativi di questo tipo:

  • in piedi o seduti, mantenendo le braccia lungo i fianchi, stringere le scapole come a “spremere” il dorso della schiena, spostando indietro le spalle e in fuori il petto, mantenendo la posizione per 10-20 secondi, sempre che non vi sia un aumento della sensazione dolorosa;
  • in piedi, con il braccio lungo il fianco, col palmo della mano rivolto in avanti, piegare il gomito, portando la mano il più possibile, senza dolore, vicino alla spalla, quindi ridistendere il gomito, portando il braccio alla posizione di partenza;
  • con il gomito a lato del corpo e piegato a 90 gradi, ruotare lentamente il palmo della mano verso l’alto e poi il più possibile verso il basso senza dolore.

In genere vengono poi consigliati movimenti delicati per il braccio, da svolgere senza l’imbracatura, che aiutano a ridurre la rigidità dell’articolazione e alleviare il dolore. Per esempio:

  • in piedi, piegandosi all’altezza della vita, appoggiando il braccio sano su un tavolo e sporgendo con il tronco in avanti, far pendere l’altro braccio nel vuoto, perpendicolare al pavimento, mantenendolo rilassato; quindi, farlo oscillare delicatamente come un pendolo, prima avanti e indietro, poi a destra e a sinistra, infine con dei movimenti circolari in senso orario e antiorario;
  • in posizione seduta, sostenere il braccio colpito con l’altra mano posta sotto il gomito, piegarsi delicatamente in avanti; quindi far oscillare il braccio avanti e indietro, fino a quando il dolore lo permette.

 

Esercizi di rinforzo, stabilizzazione e miglioramento della mobilità

Come anticipato, il programma di riabilitazione comprende poi l’introduzione graduale di esercizi mirati a ritrovare la mobilità della spalla e ad aumentare la forza muscolare, in particolare con il rinforzo dei muscoli della cuffia rotatori, che lavorano per mantenere la spalla ferma mentre si sposta il braccio, e del trapezio inferiore e del dentato anteriore, che stabilizzano la scapola.

Ecco alcuni esempi degli esercizi di questo tipo che possono essere inclusi nel programma riabilitativo messo a punto dal fisioterapista:

  • Esercizi di rinforzo statico, che fanno lavorare i muscoli senza muovere la spalla:
    • Rinforzo dei flessori della spalla: in piedi, di fronte a un muro con il gomito piegato ad angolo retto e la mano a pugno, spingere il pugno contro il muro mantenendo premuto per 5-10 secondi.
    • Rinforzo degli estensori della spalla: in piedi, con le spalle al muro e il gomito piegato ad angolo retto, provare a premere il gomito all’indietro contro il muro mantenendo premuto per 5-10 secondi.
  • Esercizi per la mobilità della spalla:
    • Flessione della spalla: in piedi o seduti, afferrare un bastone con le mani distanziate quanto le spalle, quindi sollevarlo sopra la testa, mantenendo, se possibile, la posizione per 5 secondi prima di tornare a quella iniziale.
    • Estensione della spalla: in piedi, portare le braccia dietro la schiena e afferrare un bastone con entrambe le mani; allontanare il bastone dalla schiena il più possibile tenendo i gomiti dritti, mantenendo, se possibile, la posizione per 5 secondi prima di tornare a quella iniziale.
    • Rotazione interna della spalla: in piedi, con il braccio sano posizionare un asciugamano sopra la spalla e lungo la schiena; afferrare un capo dell’asciugamano con l’altro braccio dietro la schiena sopra il gluteo; quindi estendere verso il soffitto il braccio sano, che impugna l’altro capo, in modo da trascinare delicatamente il braccio colpito da lussazione più in alto possibile, mantenendo per 5 secondi la posizione
  • Esercizi per stabilizzare la scapola:
    • Sdraiati a pancia in giù, con le mani appoggiate lungo i fianchi, la fronte appoggiata su un asciugamano piegato e, se necessario, un asciugamano piegato sotto la spalla colpita per sostenerla, portare lentamente la scapola all’indietro e verso il basso; mantenere la posizione per 5-10 secondi prima di tornare lentamente a quella di partenza.
    • Nella stessa posizione del precedente esercizio, mentre si tiene la scapola come appena descritto, sollevare e abbassare per 5 volte il braccio a circa 2 cm dal letto/pavimento, quindi tornare alla posizione
  • Esercizi di rinforzo con gli elastici:
    • Rinforzo dei rotatori esterni: in piedi, dopo aver fissato il capo di una banda elastica alla maniglia di una porta chiusa, posizionarsi di lato, con il braccio colpito all’esterno; impugnare il capo dell’elastico con la mano esterna quindi, mantenendo il gomito vicino al fianco, tirare l’elastico lateralmente, in modo da ruotare il braccio verso l’esterno; se possibile mantenere 3-5 secondi prima di far tornare lentamente il braccio nella posizione
    • Rinforzo dei rotatori interni: in piedi, dopo aver fissato il capo di una banda elastica alla maniglia di una porta chiusa, posizionarsi di lato, questa volta con il braccio colpito più vicino alla porta; impugnare il capo dell’elastico con la mano quindi, mantenendo il gomito vicino al fianco, tirare l’elastico verso il corpo, in modo da ruotare il braccio verso l’interno; se possibile mantenere 3-5 secondi prima di far tornare lentamente il braccio nella posizione
    • Rinforzo degli estensori: in piedi, dopo aver fissato il capo di una banda elastica alla maniglia di una porta chiusa, posizionarsi di fronte all’elastico, afferrandolo con il braccio Tenendo il gomito piegato, tirare indietro l’elastico, se possibile mantenere 3-5 secondi prima di far tornare lentamente il braccio nella posizione iniziale.

Man mano che si prosegue con il percorso riabilitativo, il fisioterapista può passare a esercizi mirati a ritrovare e migliorare il controllo neuromuscolare della spalla per poter tornare alla funzionalità iniziale.  Eventualmente, il fisioterapista potrà anche prevedere esercizi molto simili ai movimenti richiesti dalla specifica attività sportiva praticata.

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