Reumatismi

CHE COSA SONO E COME SI CURANO
Nel linguaggio comune, quando si parla di “reumatismi”, si fa riferimento alla comparsa di disturbi e dolore localizzati alle ossa, ai muscoli e alle articolazioni, che nella maggioranza dei casi hanno ben poco a che vedere con il moderno concetto di “malattie reumatiche”.
Queste ultime sono infatti rappresentate da un ampio ventaglio di patologie e sindromi che, pur condividendo alcuni tratti comuni e una sintomatologia talvolta parzialmente sovrapponibile, sono in realtà caratterizzate da cause e meccanismi d’insorgenza differenti, che derivano in alcuni casi da una reazione anomala del sistema immunitario contro componenti dell’organismo (malattie autoimmuni), in altri da uno stato infiammatorio senza produzione di autoanticorpi specifici.
Per questa ragione, alla luce delle numerose conoscenze acquisite nel corso degli ultimi 40 anni sulle diverse patologie reumatiche, in medicina il termine “reumatismi” è, oggi, sostanzialmente caduto in disuso e sostituito con il nome di ogni singola malattia reumatica, salvo nei casi in cui l’insieme delle manifestazioni, la sintomatologia lamentata dai pazienti durante la visita medica specialistica e gli esiti degli esami di laboratorio e strumentali disponibili (test immunologici, radiografia, ecografia, risonanza magnetica ecc.), non permettono di arrivare a una diagnosi precisa.
Va detto che, anche quando si soffre di patologie reumatiche riconoscibili con indagini mirate, ottenere una diagnosi precoce della malattia infiammatoria cronica non è scontato, perché i sintomi comuni sono, spesso, poco specifici (soprattutto in fase inziale) e, non di rado, vengono trascurati dagli stessi pazienti che, specie se anziani, attribuiscono erroneamente i “dolori reumatici” all’avanzare dell’età e all’inevitabile deterioramento del sistema articolare e muscolare.
A qualsiasi età, invece, nessun dolore a carico dell’apparato locomotore, con andamento cronico e non riferibile a cause certe, dovrebbe essere sottovalutato, ma, al contrario, la sua presenza dovrebbe spingere a sottoporsi a esami clinici e a una visita specialistica dal reumatologo, soprattutto se sono presenti anche rigidità articolare, gonfiore e limitazione nei movimenti.
In questo modo si può cercare di evitare che, in assenza di un trattamento mirato, il processo degenerativo evolva indisturbato, causando danni notevoli a tutto l’organismo.


Che cosa sono i reumatismi?
Il gruppo dei “reumatismi” comprende oltre un centinaio di patologie reumatiche differenti, alcune molto diffuse, altre decisamente rare, soltanto alcune delle quali ben caratterizzate.
Molte causano sintomi e danni strutturali a carico dell’apparato locomotore, colpendo prevalentemente:
- le articolazioni a livello sia delle superfici ossee sia delle parti molli di sostegno (cartilagini, tendini, legamenti, borse e capsule articolari)
- il tessuto connettivo
- i muscoli
Altre possono interessare tessuti e organi differenti, come il cuore, i polmoni, i reni, l’intestino, i vasi sanguigni, gli occhi e la pelle, in modo più o meno marcato ed esteso (in questo caso si parla di reumatismi extra-articolari).
In entrambi i casi, le patologie reumatiche non devono essere considerate malattie localizzate o relative a una o poche parti del corpo, perché l’infiammazione generalizzata che le contraddistingue ha effetti negativi su tutto l’organismo e, in funzione della sua intensità e persistenza, può portare allo sviluppo di complicanze anche severe, in particolare a carico dell’apparato cardiovascolare e nervoso, che possono peggiorare notevolmente la sintomatologia complessiva, complicare il trattamento e ridurre non soltanto la qualità della vita di chi soffre di reumatismi, ma anche la sua durata.
Molte malattie reumatiche, oltre a causare infiammazione dolorosa in vari organi e tessuti, con il tempo portano alla deformazione delle articolazioni (come nel caso di artrite e artrosi), riducono le funzionalità muscolari (come nel caso della polimialgia reumatica e della fibromialgia) o alterano la composizione dei tessuti corporei e, quindi, le loro proprietà meccaniche (come nel caso delle connettiviti, della gotta e dell’osteoporosi), determinando l’insorgenza di vari gradi di disabilità, con conseguente riduzione della capacità lavorativa e dell’autonomia nella vita quotidiana.


I sintomi dei reumatismi
La sintomatologia tipica dei reumatismi comprende il dolore, l’infiammazione, la rigidità articolare e la limitazione nei movimenti dovuta a gonfiore e deformazione delle articolazioni e/o a debolezza o perdita delle funzionalità muscolari.
Altre manifestazioni sono più caratteristiche di ciascuna malattia reumatica, restando comunque molto variabili per tipologia, combinazione e intensità nei diversi pazienti, anche in funzione del livello di gravità, dell’età di insorgenza e della durata della patologia, nonché di diversi fattori psicoemotivi e ambientali (come la temperatura e l’umidità).
Con poche eccezioni, le patologie reumatiche, specie quelle con una base autoimmune o associate a un maggior grado di infiammazione, tendono a colpire prevalentemente le donne, soprattutto a partire dai 45 anni. Quelle più diffuse nella popolazione e meglio caratterizzate sono:
- l’artrosi: malattia infiammatoria cronica associata all’età, che colpisce principalmente la colonna vertebrale e le articolazioni del ginocchio, dell’anca, della spalla, delle mani e dei piedi, causandone il progressivo deterioramento; sovrappeso e obesità aumentano notevolmente il rischio di sviluppare artrosi a carico degli arti inferiori e della schiena e ne peggiorano la sintomatologia e l’evoluzione;
- l’artrite reumatoide: malattia infiammatoria cronica, con una base autoimmune, che interessa principalmente le piccole articolazioni di mani e piedi, causandone la progressiva deformazione, fino a livelli di severità invalidanti; per differenziarla dall’artrosi è necessario sottoporsi a esami del sangue per verificare la presenza di alcune molecole nel sangue, come il fattore reumatoide e anticorpi anti-citrullinati;
- il lupus eritematoso sistemico (LES): malattia infiammatoria cronica con una base autoimmune che interessa principalmente le donne e che può colpire le articolazioni, i reni, la pelle, le mucose, i polmoni e le pareti dei vasi sanguigni, causando infiammazione, dolore e altri sintomi più o meno severi e invalidanti; caratteristica è la comparsa di un eritema a forma di farfalla sul naso e nella parte centrale delle guance;
- la sindrome di Sjögren: patologia reumatica ad andamento cronico contraddistinta dalla presenza di autoanticorpi che aggrediscono alcuni tessuti e, in particolare, le ghiandole salivari e lacrimali, determinando bocca e occhio secchi; può causare anche deficit di secrezione/lubrificazione di mucose di altre parti dell’organismo (per esempio, a livello vaginale o gastroenterico), dolore articolare e rash cutanei;
- la polimialgia reumatica: può insorgere a qualsiasi età, spesso dopo un’infezione, e causa infiammazione e degenerazione dei muscoli, con conseguente debolezza, dolore e progressiva perdita di funzionalità muscolari; interessa soprattutto le spalle, le braccia e le gambe;
- la sindrome fibromialgica (chiamata anche più semplicemente “fibromialgia”): malattia ad andamento cronico dalle cause ignote e dalla sintomatologia variabile, generalmente associata a sensazione di rigidità e dolore a carico dei muscoli e di altre parti molli dell’organismo, a livello sia articolare (tendini, legamenti ecc.) sia di altri tessuti, nonché da stanchezza, ansia, depressione, mal di testa, disturbi gastrointestinali;
- l’artrite psoriasica: forma di artrite che può interessare circa un terzo dei pazienti affetti da psoriasi (malattia infiammatoria cronica che interessa prevalentemente, ma non solo, la pelle, con formazione di placche caratterizzate da arrossamento e desquamazione;
- la sclerodermia: malattia infiammatoria cronica, con base autoimmune, che colpisce prevalentemente le donne dopo i 45 anni, caratterizzata da ispessimento della pelle e degli organi interni (fibrosi), alterazioni dei vasi sanguigni di piccolo calibro e del sistema immunitario; oltre alla pelle può interessare i polmoni, il cuore, l’apparato gastrointestinale e l’apparato locomotore;
- lla spondilite anchilosante: malattia reumatica che rientra nel gruppo delle spondiloartriti e che interessa principalmente gli uomini, insorgendo prevalentemente tra i 20 e i 40 anni; come le altre spondiloartriti, causa infiammazione, dolore e rigidità articolare, localizzata a vari livelli; il suo sintomo principale è il mal di schiena;
- la gotta: malattia reumatica determinata dal deposito anomalo di cristalli di acido urico nel liquido sinoviale (fluido presente all’interno delle articolazioni, che ha il compito di nutrire e lubrificare i tessuti articolari); durante gli attacchi acuti, sono presenti dolore, gonfiore, bruciore e arrossamento articolari di notevole intensità;
- la pseudo-gotta o condrocalcinosi: malattia reumatica caratterizzata da una sintomatologia simile a quella della gotta, ma determinata dal deposito anomalo di pirofosfato di calcio nel liquido sinoviale; nei casi gravi può far degenerare le articolazioni colpite;
- la febbre reumatica: malattia reumatica che colpisce prevalentemente bambini e adolescenti, innescata da un’infezione batterica della gola per lo più dovuta allo streptococco di tipo B, in pazienti che presentano una particolare predisposizione a svilupparla; oltre alla febbre, comporta artrite acuta e può determinare complicanze gravi, come cardiopatia reumatica e sintomi neurologici (in particolare, la corea, condizione caratterizzata da movimenti involontari di varie parti del corpo);
- la borsite: infiammazione delle “borse articolari”, piccole sacche piene di liquido che hanno il compito di ammortizzare le sollecitazioni meccaniche durante i movimenti; è di norma associata a intenso dolore, gonfiore, bruciore e arrossamento a livello delle articolazioni colpite; quando insorge dopo un trauma, la borsite può essere anche di tipo emorragico, con versamento di sangue e formazione di un ematoma;
- la tendinite e la tenosinovite: condizioni acute o croniche che corrispondono rispettivamente all’infiammazione dei soli tendini oppure dei tendini e della guaina che li avvolge; di norma, il dolore associato impedisce di utilizzare l’articolazione sulla quale si inseriscono i tendini interessati, con notevole limitazione dell’autonomia soprattutto quando a essere interessati da questi disturbi sono il pollice, il gomito, la spalla, il ginocchio o i piedi;
- le connettiviti: gruppo eterogeneo di malattie, con andamento cronico e base autoimmune, alla base di processi infiammatori a carico del tessuto connettivo presente in diverse parti dell’organismo; sono generalmente associate a vasculite (infiammazione dei vasi sanguigni, che può essere presente in modo isolato o può far parte della sintomatologia di altre patologie reumatiche);
- l’osteoporosi: benché non si tratti di una malattia infiammatoria cronica né presenti una base autoimmune, anche l’osteoporosi viene fatta rientrare tra le patologie reumatiche; il suo tratto distintivo consiste in uno sbilanciamento del metabolismo osseo che porta a una graduale riduzione della densità delle ossa lunghe (in particolare, femore e radio) e delle vertebre e a un loro deterioramento strutturale, con conseguente aumento del rischio di fratture e deformazione dello scheletro.


Le cause dei reumatismi
Essendo i “reumatismi” un gruppo estremamente eterogeneo di malattie, anche le cause che possono determinarle sono numerose e diversificate, nonché in gran parte sconosciute.
Nonostante intense ricerche, a oggi si conoscono soltanto in parte i dettagli dei processi infiammatori e autoimmunitari che le innescano e le sostengono, ma non le cause primarie che sollecitano negativamente il sistema immunitario dando il via alla loro comparsa.
In particolare, è noto che le forme infiammatorie sono generalmente indotte da una risposta immunitaria abnorme e apparentemente immotivata, che coinvolge diversi tipi di linfociti e altre cellule immunitarie, che liberano sostanze pro-infiammatorie (interferoni e altre citochine) o che producono autoanticorpi capaci di aggredire specifici tessuti dell’organismo (articolazioni, muscoli, tessuto connettivo, vasi sanguigni ecc.), danneggiandoli e causando la sintomatologia tipica delle diverse malattie reumatiche.
In linea di principio, chiunque può sviluppare una malattia reumatica infiammatoria o con base autoimmune, ma la probabilità che ciò accada è più elevata se è presente una predisposizione genetica, generalmente segnalata dal fatto di avere un genitore, un fratello o una sorella, un nonno o uno zio affetti da quella malattia.
Tuttavia, il fatto di avere una familiarità per una particolare malattia reumatica non significa che la si svilupperà sicuramente: innanzitutto, perché la genetica delle malattie infiammatorie/autoimmuni è molto complessa e non è detto che i geni predisponenti siano stati effettivamente ereditati; in secondo luogo, perché di norma per scatenare la malattia è necessario anche il contributo di uno o più fattori ambientali “slatentizzanti”, ovvero che inducono la comparsa dei sintomi.
Tra questi, nel corso degli anni, sono stati chiamati in causa infezioni virali o batteriche, traumi, stress psicofisico, esposizione ad alcuni vaccini o ad agenti di vario tipo (per esempio, solventi o altre sostanze chimiche o naturali), ma in pochissimi casi i sospetti sono stati avvalorati da prove significative.
Le cause riconosciute delle malattie reumatiche con andamento cronico degenerativo, ma non primariamente infiammatorie, come l’artrosi, risiedono principalmente nella graduale perdita di efficienza dei tessuti interessati (cartilagini, tendini, legamenti, capsule articolari, superfici ossee ecc.) e delle loro proprietà meccaniche associata all’avanzare dell’età, con il concorso di una serie di fattori sfavorevoli che esasperano i danni a carico delle articolazioni, come traumi accidentali, movimenti ripetitivi usuranti, sovraccarico dovuto a condizioni di sovrappeso/obesità (compresa la gravidanza), lavori manuali pesanti o eccesso di attività fisica, anomalie anatomiche presenti fin dalla nascita o acquisite nel corso della vita, coesistenza di altre malattie articolari o sistemiche che danneggiano secondariamente le articolazioni (per esempio, il diabete o patologie renali).


Trattamento dei reumatismi
Il trattamento delle malattie reumatiche dipende dallo specifico disturbo presente e dal suo livello di severità e deve sempre essere impostato da uno specialista in reumatologia, dopo un’accurata visita medica.
In generale, per tutte le forme infiammatorie, con una base autoimmune o meno, il primo obiettivo del trattamento è ridurre la sintomatologia (infiammazione, dolore, bruciore, gonfiore, arrossamento, rigidità e limitazione funzionale) e i danni sui tessuti bersaglio, oltre alla loro conseguente degenerazione strutturale.
Finché la malattia reumatica è lieve-moderata, questo risultato può essere ottenuto assumendo farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) per bocca o applicati localmente, qualora i sintomi siano circoscritti a una ben precisa area corporea (come in caso di dolore al ginocchio, cervicalgia o mal di schiena dovuti all’artrosi).
Per il trattamento locale si può fare riferimento a preparati in gel, per esempio a base di diclofenac, da applicare 3-4 volte al giorno sulla zona dolente, oppure a cerotti medicati a lento rilascio, contenenti lo stesso o altri FANS, che assicurano una copertura da infiammazione e dolore fino a 8-12 ore.
Per le malattie reumatiche più severe e/o caratterizzate dall’interessamento di organi interni o di gran parte dell’organismo, è necessario prevedere un intervento antinfiammatorio più deciso, basato su corticosteroidi per bocca o farmaci immunosoppressori.
Per alcune patologie reumatiche severe non controllate da trattamenti convenzionali, come per esempio l’artrite reumatoide e l’artrite psoriasica, sono disponibili ormai da alcuni anni anche diversi farmaci biologici, ossia anticorpi monoclonali prodotti in laboratorio in grado di frenare l’evoluzione della malattia.
Dal momento che molte patologie reumatiche si associano a stati di ansia e depressione, intrinsechi alla malattia infiammatoria cronica stessa o secondari al dolore, alla limitazione della funzionalità e allo scadimento di qualità di vita che comporta, per alcuni pazienti può essere utile prevedere anche un trattamento antidepressivo, per esempio a base di farmaci inibitori del sistema di recupero della serotonina (SSRI).
Anche la dieta e specifici integratori alimentari (che devono essere indicati dal medico) possono avere un ruolo nel prevenire riacutizzazioni o nel contribuire a frenare l’evoluzione delle malattie reumatiche.
In generale, una dieta sana e bilanciata, basata su cibi freschi (in particolare, verdura, frutta, cereali integrali, pesce, legumi, latticini magri e olio extra-vergine d’oliva), consumati a crudo o cucinati in modo semplice, ha un noto effetto antinfiammatorio e antiossidante che predispone l’organismo a rispondere meglio alle terapie somministrate.
Per alcune patologie reumatiche, l’attenzione all’alimentazione quotidiana è ancora più importante, poiché alcuni cibi e bevande aumentano notevolmente il rischio di riacutizzazioni.
Un caso emblematico è la gotta: chi ne soffre deve evitare alimenti ricchi di sostanze chiamate “purine”, che aumentano la produzione di acido urico e il suo deposito nel liquido sinoviale.
Le purine si trovano in abbondanza in carne e derivati, frattaglie, acciughe, aringhe, sardine, sgombri, cozze e altri frutti di mare, vino e birra, nonché in misura minore, ma non trascurabile, in spinaci, cavolfiori, legumi, asparagi e funghi.